Gianfranco Botto (Torino, 1963) e Roberta Bruno (Torino, 1966). Vivono e lavorano a Torino.
Gianfranco Botto (1963) e Roberta Bruno (1966), in arte Botto & Bruno, coppia torinese nella vita e nell’arte sono un duo artistico che fin dai primi anni ’90 si esprime soprattutto attraverso la fotografia, il disegno, i video e le installazioni. Nati e cresciuti entrambi in quartieri periferici, grazie alla loro cultura sofisticata, hanno saputo trattare la marginalità come un tema culturale su cui intervenire per sondarlo in tutti i suoi risvolti. Famose e inconfondibili le loro visioni di periferie urbane dai cieli cupi, caratterizzate da edifici dismessi e luoghi degradati, in cui la presenza umana ha conquistato un suo spazio a fatica in questi luoghi privati della loro identità, e dove nessuna fisionomia è riconoscibile. I due artisti si avvalgono principalmente della macchina fotografica come mezzo d’investigazione: scattano moltissime immagini delle periferie urbane, della loro città e dei luoghi dove vanno ad esporre, o di dovunque gli capiti di recarsi.
Scelgono quartieri ed edifici per lo più abbandonati, ma non necessariamente: capannoni, fabbriche, scuole, palazzi popolari. Tramite un lavoro interamente manuale (manuale è anche il procedimento di realizzazione dei video costruiti su sequenze fotografiche) realizzano poi dei collages e creano nuovi scenari giustapponendo liberamente particolari delle fotografie. L'opera risulta così l'assemblaggio di molti luoghi esistenti nella realtà che però sembra divenire infine un paesaggio mentale, caratterizzato dalla mancanza di attività e abitati al massimo da una o due figure (gli artisti stessi) che non guardano mai in faccia lo spettatore, ma volgono lo sguardo a terra. Nel lavoro dei due torinesi, le aree industriali dismesse sono avvicinate con un sentimento malinconico ma non rassegnato. I personaggi, non visibili in volto, sono avvolti da un alone di autismo relazionale che si staglia sotto il cielo post-atomico e un ambiente surreale ma non irreale. L’aspetto di denuncia e l’aspetto lirico devono infatti sempre andare di pari passo. Compito degli artisti sembra proprio essere quello di portare alla luce la poesia che ogni luogo, anche il più dismesso, porta con sé.