Niele Toroni (1937 a Locarno-Muralto), vive e lavora a Parigi.
Nel 1967 in occasione del Salon de la Jeune Peinture di Parigi, Toroni con i pittori Buren, Mosset e Parmentier, si presentano polemicamente come “Non Pittori” con una mostra collettiva in cui le regole cromatiche e compositive vengono sconvolte dal tentativo di un ritorno ad una pittura metodica e primordiale.
La radicalità e la volontà di un ritorno al grado zero caratterizza da allora le opere dell’artista svizzero Toroni. La mancanza di soggettività e di narrazione del proprio vissuto o della realtà esterna evidenzia una decisa ripresa dell’essenza stessa del gesto artistico.
Il metodo di Toroni, mai modificato dal 1967, è proprio l’applicazione del colore su una superficie piana –tela, carta, giornali, muro, legno- delle impronte di un pennello n°50 ad intervalli regolari di 30 centimetri. L'uniformità del suo metodo è data dalla continuità spaziale della distanza (30 cm) e dal gesto meccanico dell’artista che definisce un inconfondibile ritmo formale. La pittura diviene così unicamente mezzo per esprimere la sua stessa materialità, differente solo per il colore e superficie. Ad un lavoro sistematico, ritmico e geometrico, si contrappone, però, proprio la ripetizione dell’impronta che nelle sue infinite possibilità di variazione porta alla diversificazione del lavoro stesso.
“Niele Toroni ripete la sua impronta di pennello nel tempo e nello spazio dal 1967. E mai è la stessa cosa, perché lo stesso è lo stesso e lo stesso è irriducibilmente dissociato dall’essere identico” ( Harald Szeemann
"La mia grande utopia, la mia grande sciocchezza (se volete!) è credere che ci sia ancora la possibilità di fare qualche cosa dopo Pollock, senza adoperare -sia valorizzandole, sia svalorizzandole- forme preesistenti". (NIELE TORONI)